Il Parco Nazionale del Gargano ha ribadito la sua contrarietà alla centrale eolica off-shore che la società Trevi Energy Spa di Cesena intende realizzare nelle acque antistanti i Comuni di Chieuti, Serracapriola e Lesina, ricadenti nel territorio del Parco e poste di fronte all'area marina protetta delle Isole Tremiti.
L'impianto - sostiene una nota del Parco - interesserebbe una superficie di 40 chilometri quadrati e consterebbe di 60 turbine, alte 150 metri ciascuna e dalla potenza di 3,3 MW per complessivi 198 MW, nonché di una serie di opere ed infrastrutture necessarie alla costruzione della centrale, tra cui una stazione marina di trasformazione elettrica ed una condotta sottomarina lunga 8,5 chilometri.
"Il promontorio del Gargano e le Isole Tremiti - afferma l'Ente Parco - costituiscono un corridoio ecologico di importanza internazionale per le rotte di migrazione dell'avifauna in direzione nord-sud (Europa-Africa) ed est-ovest (Balcani-Italia), in particolare per rapaci e veleggiatori come cicogne e gru, così come accertato sia dallo studio condotto dall'Ente Parco in collaborazione con altri Parchi italiani nell'ambito della direttiva 'Biodiversità' promossa dal Ministero dell'Ambiente, sia dalla pubblicazione 'Atlante della migrazione degli uccelli in Italia', realizzata in collaborazione con l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale)".
"Il progetto della società Trevi Energy, che ha chiesto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una concessione demaniale per 25 anni, non considera - sostiene ancora il Parco - gli impatti reali e potenziali degli aerogeneratori sull'avifauna migratrice e stanziale e neppure gli impatti cumulativi derivanti dalla realizzazione di una molteplicità di impianti eolici, collocati lungo le coste del Gargano, che sono già agli atti dell'Ente Parco".
Nella relazione tecnica della Trevi Energy, riferiva un'inchiesta di Repubblica degli anni scorsi, "si precisa che sarà possibile pescare fra le pale eoliche, grazie all'installazione di reti e barriere artificiali". Le comunità di pescatori lamentavano però che "si tratta di un tipo di pesca legata ai molluschi, alle cozze, che porterà l'impiego di poche unità, a fronte di una perdita stimata intorno ai 500-700 pescatori della piccola pesca locale", aggiungendo che "se si fermeranno i motori dei pescherecci locali, anche l'indotto legato alla pesca subirà conseguenze".
Malgrado l'opposizione dei pescatori, del Parco e di diversi comitati di cittadini, sostanzialemente favorevole al progetto sino a qualche anno fa era Legambiente. Nella stessa inchiesta di Repubblica, il vicepresidente dell'associazione Edoardo Zanchini ricordava che "nel settore dell'eolico offshore dove a livello ministeriale non si sono stabile delle regole certe". "Questo - spiegava - ha portato molte preoccupazioni da parte dei cittadini che spesso non vengono informati sui progetti e conflitti tra ministeri e Regioni. A Manfredonia sono stati presentati addirittura quattro progetti di eolico offshore. Dobbiamo fare come la Francia o la Spagna dove si fissano regole certe stabilendo se e dove l'eolico offshore si possa fare. In Italia invece si sprecano soldi e si allontanano investimenti privati. Francamente che a Manfredonia qualcuno non vada al mare perché ci sono impianti eolici offshore è da vedere, probabilmente non ci va perché a Manfredonia sono 30 anni che si aspetta la bonifica di uno dei suoli più inquinati d'Italia e comunque in tutto il Gargano sono stati fatti degli scempi ben più rilevanti dell'eolico".